sabato 25 aprile 2009

24 Aprile 2009- Viaggio tra le macerie: come operatrici del sorriso in missione per l’Abruzzo.

Sono le 08:00 del mattino quando carichiamo il furgoncino. Il giorno prima ci è stato impossibile per la pioggia.
Partiamo cariche dei consigli e delle raccomandazioni delle persone che ogni giorno ci sono vicine e che ci vogliono bene. Mario è quello che ci sconvolge e fa riflettere più di tutti con il suo consiglio "ironico": "ragazze – ci dice – mi raccomando portate sorrisi e ricordate a quella gente che in fondo non è successo nulla sono solo cadute quattro pietre".
Mario è 1 malato di AIDS, ospite di una casa famiglia insieme ad altre sette persone logorate dal suo stesso male. Con il suo consiglio Mario ci ricorda l'importanza di sdrammatizzare e di sapersi prendere in giro: anche lui ha il suo terremoto interiore, la sua lotta quotidiana contro la morte, ma soprattutto contro il pregiudizio.
Partiamo felicissime; portiamo con noi cose, ma soprattutto noi stesse, le nostre forze…le nostre paure.
Arrivate a L'Aquila lo scenario è quanto mai devastante: ci troviamo di fronte una città fantasma, forte è la dissonanza tra le case in piedi e i frantumi di macerie che le affiancano.
Gli squarci in questo paesaggio, sono squarci al cuore…sale la PAURA! Riusciremo a fronteggiare tanto dolore e a portare un po' di sorrisi???
Ci muoviamo con cautela tra le tende, nei vagoni dove le persone si sono rifugiate; portiamo con noi piccoli bigliettini, frasi di speranze insieme a un fiore…è un messaggio di rinascita. Anche nel deserto possono rinascere fiori!
Portiamo in mano un cartello con su scritto "DONO ABBRACCI"…è il nostro modo silenzioso e delicato di avvicinarci alle persone, senza parole semplicemente a braccia tese.
La gente ci accoglie calorosa. "Oh, che bello; gli abbraccioni!!!"- commenta un volontario del posto e ci viene incontro per farsi abbracciare. Qualcuno ci chiama "le ragazze dei fiori", qualcun altro ci dice che stiamo portando la primavera.
La vita, nel suo grande dolore, si palesa a noi nei volti della gente che incontriamo.
Rodomondo, 84 anni, lo incontriamo nei vagoni del treno fermo al campo della stazione de L'Aquila. Qui dal 2 aprile le persone, ormai senza casa, riposano nei vagoni. Sono le due del pomeriggio e nel treno c'è un'afa da far girare la testa.
Ci parla Rodomondo, ci racconta del suo dolore, della casa persa costata sacrifici di una vita intera. Ci parla e torna indietro con la memoria ai vari dolori della sua esistenza: ragazzo catturato dalle SS, prigioniero di guerra, compagni morti e ora la casa distrutta. Ci strema il suo racconto, in tanto dolore il terremoto e la casa perduta sembrano essere il male minore.
Lo invitiamo a scendere dai vagoni perché fa troppo caldo e potrebbe sentirsi male. Ci dice che ha paura di lasciare la sua cuccetta, qualcuno potrebbe occuparla, portargliela via.
Con questa sconvolgente rivelazione lo lasciamo e scendiamo dal treno…sentiamo pressante il bisogno di prendere aria. La storia di Rodomondo ci ha lasciate senza fiato è come se un treno ci fosse passato sopra.
Continuiamo la nostra missione di operatrici del sorriso, al campo di P.zza D'Armi incontro la signora Francesca, è seduta con lo sguardo perso davanti alla sua tenda. Gli vado incontro mostrando il cartello. Mi fa cenno di sì con la testa e io l'abbraccio, è fortissima la sua stretta, mi bacia e piange. Mi ripete che non è più solo una terremotata ma anche un'alluvionata: è una settimana che piove, le tende sono allagate, la notte fa freddo. Francesca si sente disperata! Mi parla senza mai staccarsi dall'abbraccio, ho come la sensazione che questo immenso dolore mi possa fagocitare da un momento all'altro, eppure ricambio i baci che nell'abbraccio lei mi da. La ringrazio per le emozioni che mi sta regalando e le lascio un messaggio, il mio messaggio di speranza.
Mi rendo conto, proseguendo tra le tende, dell'importanza di aver intrapreso questo viaggio con le mie amiche, con Iole accanto mi sento meno sola e più forte.
Incontriamo volti, dolori, lacrime, braccia tese e…speranza. Ci invitano in una tenda che fuori porta un fiocco azzurro e la scritta "E' NATO AGOSTINO". Entriamo e su una brandina siedono una giovane donna con al seno il suo piccolo bambino. Agostino è nato quattro giorni fa. Non c'è nulla in quella tenda eppure c'è tutto. La bellezza e la luce di Agostino contrastano e offuscano la povertà, la freddezza e la devastazione di quel luogo.
Il papà di Agostino ci offre dei cioccolatini e ci racconta la sua gioia di essere diventato padre. L'emozione mi allaga il cuore e senza accorgermene, né potermi in qualche modo opporre, mi scivolano giù lacrime, sono lacrime di gioia. Paradossalmente vengo consolata dai neogenitori che mi offrono fazzoletti per asciugare le lacrime…Vorrei spiegare cosa sento, ma non è per niente semplice e per sviare l'attenzione ci rido su.
Sono quasi le 20.00 quando ripartiamo, dopo aver distribuito ai vari campi tutti gli indumenti e i generi di prima necessità che avevamo portato con noi. Le ultime ore le abbiamo trascorse tra le tendopoli sotto la pioggia e nel fango.
Il viaggio di ritorno è stato silenzioso.
Cinque ragazze viaggiano senza parlare, ognuna assorta nei suoi pensieri, nei dolori ascoltati, condivisi. Non abbiamo parole per raccontarci quello che abbiamo vissuto.
In radio passa una canzone di Jovanotti, una frase mi colpisce "ogni cicatrice è un autografo di Dio".
La ripeto dentro di me, ma non so se basterà ad asciugare il dolore che oggi mi porto dentro.
"Ogni cicatrice è un autografo di Dio", ne faccio tesoro, la porta con me a casa e mi sento fortunata perché io una casa dove tornare c'è l'ho!

                                    Maria Anna

5 commenti:

  1. Il tuo racconto mi ha fatto emozionare come orami non riescono più a farlo parole e immagini riviste mille volte, quasi logore e stereotipate.
    Grazie...per questo racconto di vita. (Soprattutto perchè so che fatto col cuore!)
    Vale

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  2. Il tuo racconto mi ha fatto emozionare e capire, come orami non riescono più a farlo parole e immagini riviste mille volte, quasi logore e stereotipate.
    Forse perchè la dignità di queste persone può essere colta solo da un animo veramente sensibile!
    Però...strano modo di autografare!

    Valeria

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  3. il tuo racconto mi e piaciuto tanto e salutami mara sono francsca e digli a mara ke la vogliottttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttantoooooooooooo bene

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  4. marianna sono francesca uella dl 2a mi saluti mara e digli ke l vogliottttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttttb e questo il mio contatto di msn kikkalavip@live.it

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  5. maria anna sono semp franesca il racconto mi e piaciuto spero ke vnite l anno possimo
    e salutami mara ciao un bacio

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